Al di là dei sogni

01.12.2025
'Ma cosa ne è del profondo? È possibile ispezionarlo dal di sopra e alla luce del sole? 
[...] Non sarà l'introspezione a risolvere il problema, ma soltanto l'atto di continuare a narrare e immaginare.'
'I dèmoni sono anche spiriti guardiani, così come noi lo siamo di loro.'

-James Hillman 'le storie che curano'


Al di là dei sogni (1998), diretto da Vincent Ward, è un capolavoro senza tempo con protagonista il grande Robbie Williams.

Questo film rappresenta un atto di fede nell'immagine, nella persistenza dell'affetto, nella possibilità che ogni perdita contenga un varco. Il film non ci chiede di credere in un Paradiso: ci chiede di credere nello sguardo, nell'arte, nella potenza di una storia che continua a raccontarsi anche quando tutto sembra concluso.


Chissà se il paradiso è composto da ciò che amiamo e da chi amiamo, se ha davvero la forma dei nostri ricordi, dei nostri gesti, delle nostre conquiste e delle nostre perdite.

Per Chris, protagonista del film, è così: il paradiso non è un luogo astratto, ma il colore e la trama dei quadri di sua moglie. Dopo la sua morte improvvisa in un incidente d'auto, si ritrova immerso in un paesaggio pittorico, fluido, materico, che sembra dipinto dal ricordo stesso. Non è la fine: è l'inizio di un altrove modellato dall'amore.

Il film suggerisce che l'aldilà sia un multiverso intimo, diverso per ognuno, costruito dalla memoria e dal legame affettivo. Qui i corpi perdono peso, forma, identità fisica: ciò che resta non è muscolo, pelle, ossa. Resta ciò che ha significato. Nel paradiso di Chris, il corpo è superfluo perché l'essenza non si misura con la carne ma con la relazione. Il riconoscersi non passa attraverso i tratti del volto, ma attraverso ciò che ha vissuto tra quei volti.

'Non sarà l'introspezione a risolvere il problema, ma soltanto l'atto di continuare a narrare e immaginare.' scrive Hillman. Chris e Annie continuano a narrarsi, persino quando tutto sembra perduto. Quando Annie dipinge un albero sul dipinto, lui, nell'aldilà, lo vede trasformarsi secondo il suo stato d'animo, come se l'immagine fosse un ponte ancora vivo tra i due. Anche quando sprofonda nel suo inferno interiore, esiste ancora una possibilità di ri-narrare la propria storia, di redimerla attraverso una nuova immagine.

La morte non interrompe la persona, ma la sua corporeità. 

Quello che resta non è polvere, ma racconto, non è solo chimica ma memoria affettiva. E quando Chris attraversa inferno e paradiso per ritrovare Annie, non sta oltrepassando soltanto la morte, sta superando il corpo come confine. 

Il loro incontro non è fisico: è narrativo, emotivo, immaginale. Loro si riconoscono anche senza carne, perché ciò che li definisce non è mai stato la carne.

''Chi perde vince''
Perde il corpo, vince l'amore.
Perde la materia, vince l'immagine.
Perde la vita, nasce il varco.

Il film ci mostra una condizione in cui l'identità non è più somma di organi ma traccia di sguardi, voci, ricordi. Nel paradiso del film l'io non coincide più con la pelle che lo conteneva: è l'amore che lo definisce, non il corpo che lo ospitava. 


'I dèmoni sono anche spiriti guardiani, così come noi lo siamo di loro.' Perché in 'Al di là dei sogni' i demoni non sono altro che i nostri dolori. Ci feriscono ma ci chiedono di essere guardati, narrati, trasformati. Chris non combatte l'inferno, lo attraversa. Non elimina il demone, lo riconcilia. Forse non esiste salvezza senza ombra, né paradiso senza inferno. Forse ciò che ci salva è proprio il coraggio di amarli entrambi. 

E allora forse il non corpo non è fantasma: è tutto ciò che di noi non può morire.