Captain Fantastic

19.05.2025

Un uomo cresce i suoi sei figli nella foresta, lontani dal mondo moderno seguono un rigido programma di allenamento fisico e intellettuale, ma alla morte della madre la famiglia deve abbandonare il suo "paradiso" e avventurarsi nell'America capitalista per impedire il funerale.

Non mento quando dico che Captain Fantastic è uno dei miei film preferiti di sempre, un film che dopo ogni re-watch ti lascia qualcosa di nuovo su cui riflettere e qualche motivo in più per cui sorridere.

Captain Fantastic è un film che se la prende di petto con la società americana di oggi, la società dei supermercati e delle multinazionali, dell'istruzione mediocre e dell'obesità, dove il libero pensiero non solo è scoraggiato, ma addirittura condannato. Captain Fantastic prende tutte le caratteristiche peggiori dell'America e ne fa uno zimbello, mostrandone senza mezzi termini la profonda stupidità.

Ora, forse da buona "trotzkiana" sono di parte quando mi scaglio contro l'America del consumo, ma saremo tutti d'accordo nel condannare l'ipocrisia di una società che vuole i suoi cittadini con le pance piene e le teste vuote, nonostante ciò, Captain Fantastic apre a molte altre conversazioni, una di queste è il modello educativo parentale famigliare.
Ben cresce i suoi figli nella foresta, lontani sia dalla città che dalle altre persone, perciò la vita della famiglia è tutta relegata in se stessa, il papà è anche l'insegnante e l'allenatore, i fratelli e le sorelle sono gli unici amici che i ragazzi possono trovare, le passioni e gli interessi vengono dalla natura o dai libri, nessun videogioco, quasi nessun attimo di svago, allo stesso tempo però i ragazzi mostrano di essere altamente preparati e altamente intelligenti, ben al di sopra di qualunque altro ragazzo della loro età.
I metodi di Ben, come le sue idee, sembrano a tratti pericolosi ed estremi, ma si rivelano essere sempre votati alla crescita personale dei suoi ragazzi.

Tutto crolla con l'arrivo in società, davanti agli altri, alle persone "normali", i ragazzi sembrano e si sentono degli alieni, non colgono i riferimenti che per gli altri sono scontati (es. "Nike" "Forse intendi Nike, la dea greca alata della vittoria") e faticano ad interagire con il resto del mondo che sembra viaggiare su una linea d'onda diversa dalla loro.
Non solo i ragazzi, ma anche Ben si trova a doversi confrontare con il lato oscuro della medaglia, la vita che lui e Leslie hanno deciso di fare diventa il bersaglio di molte persone contrariate, tra cui il nonno, che non approva i metodi con i quali Ben sta crescendo i ragazzi e lo costringe a confrontarsi con il mondo che aveva scelto di abbandonare, un mondo in cui ogni azione ha una conseguenza, e in cui se sei ricco puoi solitamente sceglierti le conseguenze.

Dopo vari intoppi lungo il percorso, Ben comprende che la giustizia non può risiedere nell'estremismo, e che tenere i suoi figli lontani dal mondo non li aiuterà a vivere in esso, e così impara a lasciare andare, e in un quasi sdolcinato finale, vediamo una nuova famiglia che è riuscita a trovare un "giusto mezzo", un compromesso per abitare il mondo alla propria maniera, senza alienarsi da esso.
Forse un finale un po' da sognatori, ma cosa sarebbe di noi se smettessimo di sognare?


di Rebecca Carminati