Funny Games U.S.

Desideravo recuperare la visione di "Funny Games U.S." da quando ho scoperto che si tratta di un horror/thriller meta-narrativo, cioè rompe la quarta parete, parla allo spettatore. Non so se avete capito ma non è qualcosa che si vede spesso.
Solitamente è l'animazione, il fumetto o, più in generale, la commedia a giocare con chi sta osservando e coinvolgerlo direttamente. "Deadpool", "Rick & Morty", "Modern Family" e tanti altri prodotti narrativi parlano a modo loro allo spettatore, sia tramite citazioni sia con sorrisi in camera o discorsi diretti a noi che osserviamo.
Nel thriller invece che senso ha rompere la quarta parete? "Funny Games U.S." sfrutta il contatto con lo spettatore per insegnare una lezione importante: il film esiste perchè qualcuno lo guarda.
Qualsiasi prodotto di finzione viene prodotto per qualcuno. Dal più grande film di tutti tempi ai meme postati online, dal classico della letteratura alla filastrocca scritta alle elementari, dalle incisioni rupestri ai grandi monumenti, tutto viene creato perché qualcuno possa goderne.
Tornando al film, questa logica ci mette in una posizione scomoda. Se il film esiste per merito (o causa) nostra, significa che quello che accade ai personaggi fa parte di uno schema ideato per appagarci e soddisfare la nostra voglia di spettacolo; anche le cose brutte... e in un thriller ne accadono di cose brutte.
I personaggi soffrono e muoiono per colpa nostra, siamo noi che, desiderando un po' di intrattenimento, condizioniamo lo sviluppo della trama.
Se nessuno al mondo amasse i thriller, non esisterebbero thriller. Semplice.
Ma in fondo a noi piace sentire l'ansia che sale, il disgusto per il sangue e la paura. Siamo dei sadici che guardano questi film perché sappiamo che è tutto finto, eppure a quei personaggi accade comunque qualcosa.
Finto o reale, i protagonisti di "Funny Games U.S." sono in balia non del destino, ma della nostra volontà, come gladiatori al cospetto dell'imperatore, ma senza rendersene conto.
Infatti sono solo i nemici del film, gli assassini, a rendersi conto che tutto ciò che stanno vivendo è solo cinema, niente di reale, e quindi non può non accadere nulla altrimenti lo spettatore si annoia e smette di guardare, ponendo fine all'esistenza dei personaggi.
Un po' come in "Sei personaggi in cerca d'autore" di Pirandello, dove i protagonisti si rendono conto che, senza un autore che sviluppi le loro storie, non possono effettivamente esistere.
Gli assassini del film ci guardano con aria compiaciuta quando costringono i protagonisti nei loro giochi perversi, come a dire "Vi sta piacendo, vero? Lo so perché siete ancora qui a guardare".
Nel film non c'è un motivo reale per cui cominciano ad accadere cose brutte (e non c'è nemmeno un finale, a dire il vero) perché l'importante è creare spettacolo. Questo lo sa bene il capo dei due assassini, quello che sembra avere le redini di tutto, o forse è così cosciente di essere in un film che per lui tutto ha perso di senso, deve solo recitare la sua parte senza fermarsi.
Se però viene ostacolato? Nessun problema, c'è il telecomando che riavvolge il nastro. Letteralmente. Gli basta prendere il telecomando per tornare ad un momento a piacere e ricominciare, perché l'importante è dare a noi osservatori ciò che vogliamo: intrattenimento.
Anche per questo le azioni degli assassini sembrano insensate, lo devono essere! Più una cosa è strana più incolla lo spettatore allo schermo e, fidatevi, questo film ci riesce alla grande.
ATTENZIONE!!! DA QUI INIZIANO GLI SPOILER. PROCEDETE A VOSTRA DISCREZIONE.

Il cane
Per prima cosa il cane viene ucciso, ma lo si fa intuire solo con l'audio, niente immagini. Già qui una persona normale dice "Eh no! Il cane non me lo tocchi manco se sei il più pazzo dei killer!" mentre rimane a vedere cosa gli è accaduto, seguendo la protagonista nella ricerca del corpo dell'animale. L'assassino sa che siamo lì a guardare e si volta leggermente verso di noi, con un sorriso soddisfatto e di superiorità. È contento perché ha la conferma di star dirigendo un buon spettacolo, ma sa anche che siamo così ridicolmente prevedibili.

La scommessa
Un'altra occasione in cui l'assassino ci parla è durante una macabra scommessa che fa con le vittime. È sicuro che i protagonisti saranno morti entro una certa ora, ma potrebbe perdere se loro vinceranno la scommessa, cioè essere in vita dopo l'ora stipulata.
Nessuno sano di mente starebbe al gioco di un maniaco, ma l'obbiettivo di questo giochetto psicologico è quello di farci tifare gli innocenti protagonisti, la famiglia indifesa che speriamo possa sopravvivere.
Guarda caso ci viene chiesto "Tifate per loro, vero?" Ecco che l'assassino ci fa capire ancora una volta che siamo prevedibili, ormai è bravo nel suo lavoro. In più è sicuro che la nostra speranza per la salvezza dei protagonisti non è grande quanto la nostra voglia di violenza, di crudeltà, di spettacolo.
Anche se vincesse la scommessa non saremmo scontenti, anzi, avremmo avuto ciò per cui stiamo guardando il film.

Il telecomando
La scena che forse gioca di più con la quarta parete riguarda il telecomando. Un normalissimo telecomando di una tv, ma che viene usato per riavvolgere letteralmente il nastro e tornare indietro nel film di qualche minuto. La protagonista riesce ad uccidere uno dei due maniaci e questo non va bene, quindi l'assassino prende il telecomando e via, indietro nel tempo. Come se nulla fosse. E lo fa solo una volta, come se fosse stata un'eccezione che non deve ripetersi. Incredibile come, con grande semplicità, ci ribadisce il messaggio "Siete voi i carnefici, i protagonisti non potranno sopravvivere finché continuerete a guardare il film". Il telecomando è la chiave per vincere contro il male, bisogna solo mettere in pausa il film o spegnere la tv o cambiare canale. Semplice... ma lo faremo?
Arrivando al finale la risposta è "no".

Il finale
Nel finale, gli assassini si spostano nella prossima casa, ricomiciando il loro gioco degli orrori. Qui si capisce che quando li abbiamo visti la prima volta nella villa di inizio film (la casa dei vicini dei protagonisti) stavano già svolgendo la loro missione di intrattenimento e ora stanno per ricominciare, perché ci sarà sempre qualcuno che vuole guardare, un qualche spettatore per cui tutto questo è possibile. Collegando il finale con l'inizio, diventiamo consapevoli del ciclo di violenza in cui i due maniaci agiscono.
Durante l'ultimo sguardo in camera, riusciamo a vedere negli occhi dell'assassino non solo l'intento omicida, ma anche una sorta di intesa, poiché sa che siamo cascati nella sua trappola. "Avete intuito cosa ho fatto prima dell'inizio del film, avete visto tutto durante il film e sapete che sto per rifarlo anche adesso. Avevate il potere di fermare tutto, ma non lo avete fatto. Vi è piaciuto, non è vero?" Senza usare parole, è questo che ci comunica quello sguardo.
È una enorme provocazione a noi spettatori che permettiamo tutta questa violenza solo per il mero gusto dello spettacolo, e non sembriamo intenzionati a fermarci, proprio come gli assassini del film.
Valutazione: ★★★★★★★★★☆