La casa

13.10.2025
Sembrano cascate di sangue però è un sipario

Axos, Io


Nell'imbarazzo di non saper scegliere un film per questa edizione (non che ci fosse l'imbarazzo della scelta, nonostante ci fosse, ma imbarazzo del non conoscerne forse manco uno), ho deciso, su consiglio dei miei colleghi della zona CINEMA, di recensire La casa (1981) diretto da Sam Raimi. Ho pensato fosse un'ottima scusa per approcciarsi agli horror culto anni 80' che per un qualche motivo, più che altro per interessi divergenti, non avevo mai avuto l'opportunità, o meglio, l'occasione di approfondire.


Cinque ragazzi affittano a basso prezzo una casa isolata per passarci le vacanze, ma quando per sbaglio - e un po' per gioco - risvegliano un antico demone, posso giurarvi che se ne pentono amaramente.

Ciò che colpisce fin da subito un inesperto come me è l'incredibile utilizzo della cinepresa. Fin da subito la camera si muove in modo talmente naturale, intendendo con ciò umano, spezzettato, zoppicante, insicuro, da restituire ai movimenti e alle scene stesse un pathos dell'orrore che, ai miei occhi, sembra paradossalmente nuovo. Aldilà del fattore umano, che conferisce appunto una sorta di disturbo che dà vita alla scena, solitamente fossilizzata nella precisione geometrica e computerizzata dei movimenti di macchina, la sperimentazione sul movimento è portata agli eccessi nelle inquadrature, diciamo, in POV del "mostro". Curiosi spostamenti sinusoidali che simulano l'andamento strisciante-fluttuante di uno spettro, si fondono, in maniera estremamente dinamica, alle musiche e agli effetti sonori, che giocano dialetticamente per restituire l'atmosfera entro il quale si svolge l'azione. Lo spettatore è accompagnato, nell'orrore, da questo mix di musica e movimento che gioca alternando la quiete al Jump-scare, all'horror puro; anche tramite accostamenti musicali di bassi granulari riverberanti e leggeri motivi di piano estremamente "scary" che, abbinati ai movimenti e alle gestualità, restituiscono un'esperienza visiva altamente seducente e immersiva.

Le sfumature che si nascondono dietro le urla e i corpi mostrizzati che schizzano fiotti di sangue, sono più di quante ci si potrebbe aspettare. Non è questo lo spazio per slanciarsi in una speculazione concettuale, né tantomeno sono io la persona adeguata a lavorare su questi gioielli del cinema. Ma, se mi è concesso, vorrei giusto portare all'attenzione del lettore il rapporto traumatico persona-specchio che è relegato nello sfondo della trama. A questo proposito si notino tre scene: l'ingresso all'interno della casa, la pozzanghera di sangue e lo specchio, (in quest'ordine). Si cela da qualche parte una riflessione sull'immagine mancante, e non solo, direi più specificatamente sulla rottura dell'immagine, di questi personaggi che cadono nell'immagine, letteralmente ci sprofondano. I richiami surreali al mondo direi archetipico di Lewis Caroll sono, io credo, un plausibile spunto da approfondire, ma non andiamo alla deriva verso l'onirico. Restiamo piuttosto sull'aderenza al reale.

Nonostante il demone e i corpi mostrificati, Raimi tiene tutto ben ancorato a terra, il paranormale diviene così un elemento di disturbo in quanto non concepibile nel reale. Il suo ingresso, di fatto inizialmente rifiutato dai giovani compagni che sono abituati alla certezza sacrosanta de "i mostri non esistono", scuote lo spettatore nonostante questo sappia benissimo a cosa va incontro. Nonostante il demone rimane non visto. Questo film non gioca sul nascondere più di quanto non serva per alimentare la tensione di un horror, gli elementi sono pochi e sono fin da subito messi in campo, meglio forse: nell'inquadratura. Ed è proprio questo che colpisce, il fatto che, nonostante i termini siano chiari e lo sviluppo facilmente deducibile, Raimi riesce a sorprendere, ad ingannare l'occhio dello spettatore portandolo dove vuole lui, insinuando il dubbio sul "da dove salterà fuori ora?".
La costruzione dell'atmosfera tensiva e angosciante si da nel già evidenziato binomio musica-movimenti di camera, ma anche e soprattutto nella scenografia, la scelta del bosco che, con semplicissimi giochi di fumo, diviene il paesaggio perfetto per uno "scary movie"; la casa piccola, umida e fatiscente; pochi personaggi concentrati in quattro stanzette striminzite e una cantina "da brividi".
La potenza per me sta nel magistrale utilizzo di quei pochi elementi che, ognuno al proprio posto, costruiscono un film vecchio stile che fa cose che non riusciamo a spiegarci come mai oggi non si facciano più.

Splatter. Un tema difficile per me. In effetti non esiste di per sé un genere "Splatter", nonostante diversi film potrebbero farvi parte. Splatter è più che altro la definizione di alcuni tratti o caratteristiche di un film, o perlomeno, di questo film.
Direi che lo "Splatter" irrompe in questo film con prepotenza verso il finale, dove d'un tratto tutto inizia a schizzare sangue ovunque (specialmente sulla faccia di Ashley). Se inizialmente, come ci si aspetta "normalmente", sono i corpi a gettare sangue a fiotti, di lì a poco è la casa stessa a farsi "viva" e sanguinare dalle porosità. Questo va di pari passo con uno spostamento quasi onirico verso una riflessione sul corpo più complessa di quel riflesso o illusione di realtà iniziale. La casa sanguina letteralmente (mi dispiace non avere almeno una foto da mostrarvi) e si mostra come una parte attiva del film che non funge più da "mero" contenitore dell'azione ma che ne è il riflesso, l'immagine speculare, come in sostituzione di quella che manca allo specchio. La casa è il corpo del male mi spingerei nel dire, è il centro gravitazionale non solo dell'azione ma anche della riflessione e del mascherarsi dei temi più sfumati.




Oltre non vado perché sarebbe solo un vuoto parlare,

Direi che da un punto di vista tecnico La casa (1981) si merita i pieni voti: ★★★★★★★★★★

Data la brevità e la godibilità del film direi: ★★★★★★★★★☆

Se volessimo dare una valutazione generale (tenendo conto della minuziosa gestione della libido) io direi che un nove su dieci se lo merita: ★★★★★★★★★☆

(Prendere queste valutazioni con le pinze, ovviamente)