Il prato dei pensieri di cotone

14.05.2025

Mi piace sdraiarmi sull'erba a guardare il cielo e ascoltare il silenzio che sa dire tante cose. Quando rimango lì, ferma, con le braccia dietro la testa, accade qualcosa di speciale: è come se i pensieri cominciassero a filarsi da soli, come fili di cotone che escono piano dalla mia mente.
Mi piace raccoglierli tutti per farci dei vestiti: ci sono maglie fatte di coraggio, cappelli pieni di domande, mantelli pesanti di paura.
A volte mi avvolgo in una sciarpa che sa di nostalgia, altre volte indosso scarpe che mi fanno correre troppo.
Per tanto tempo ho indossato sempre gli stessi vestiti, non ci facevo nemmeno più caso.
Eppure qualcuno era bagnato, qualcuno graffiava, qualcuno non mi somigliava più.
Così, presa dalla curiosità di vederli bene, dall'esterno, invece che appiccicati al proprio corpo, presi uno stendino e iniziai ad accorgermi di quanti sono i vestiti che restano addosso solo perché ci siamo dimenticati di toglierceli.
A questa consapevolezza il cuore fa un piccolo salto.
Poi arriva il vento che prende con sé un mantello pesante, quello più difficile da togliere e lo fa volare via.
Subito corriamo di corsa dietro a quel mantello, ma quando ci si ferma, ci si accorge di respirare un po' meglio senza di lui.
Ho capito che il vento sa essere dispettoso, non cattivo. Ama mescolare i vestiti come se fossero carte perché crede che cambiare sia una danza continua.
Ogni tanto menomale che arriva a trovarci: fa volare via qualche vestito e ci costringe a provare qualcosa di nuovo.
Non è poi così tanto un disastro il vento, anche se scombina tutto quello che avevamo steso, sa essere nostro amico, ci porta le versioni di noi che, in fondo al cuore, desideriamo.