Il silenzio delle parole

C'era una volta un piccolo paese dove le
parole non smettevano mai di fluire, nessuno si fermava perché dietro le parole
si estendeva una terra misteriosa, una terra silenziosa e sconosciuta, dove
nessuno aveva ancora osato camminare.
All'interno di questo paese ci si affidava di
più a ciò che risultava concreto, oggettivo, piuttosto che a ciò che si poteva
immaginare o sognare. Era un luogo senza curiosità, avvolto dalla paura di
esplorare l'ignoto.
Oltre i confini, invece, sorgeva un altro
paese, un mondo rovesciato: qui regnavano la curiosità, il non detto, il
coraggio di provare senza il peso del giudizio.
Ma da questo luogo, mettere piede nella terra
delle parole era un rischio, perché là non c'era spazio per essere, ma solo per
dover essere.
Un giorno, Imbarazzo, un viaggiatore
inconsueto, decise di attraversare la terra delle parole. Portava con sé un
sogno, forse troppo grande: mostrare che oltre le parole non c'è confusione o
smarrimento, ma un linguaggio segreto, antico e magico: quello del cuore.
Questo linguaggio non ha bisogno di parole, di
regole o definizioni, è fatto di presenza, di fiducia nel momento che si vive,
di abbandono senza la morsa del controllo.
Imbarazzo sa che le parole aiutano a
orientarsi, ma sa anche che a volte ciò che conta davvero è perdersi, senza
sapere che direzione si prenderà. Quando qualcosa è importante, ti fa perdere
parole e rotte.
Imbarazzo voleva che gli abitanti del paese
delle parole sperimentassero questo linguaggio profondo, più potente perché non
ordina o classifica, ma stupisce, meraviglia, connette.
In fondo, la vita non è una lista ordinata di
fatti, ma un intreccio di storie, emozioni e relazioni.
Siamo sempre noi, arricchiti dalle nostre
sensazioni, prima ancora di incontrare le parole.
"Che meraviglia sarebbe un mondo senza
parole," pensava Imbarazzo, "un mondo più sincero, come quello da cui vengo."
Eppure, Imbarazzo era visto da tutti come un
personaggio un po' goffo, quasi sfortunato. Forse nemmeno lui sapeva che dentro
di sé custodiva qualcosa di prezioso: la sua autenticità pura.
In realtà, Imbarazzo è essenziale, perché
abita proprio lo spazio tra una parola e l'altra, quel silenzio che non fa
perdere il profumo alle parole ma anzi, lo arricchisce.
Il suo sogno era semplice e profondo: far riconoscere alle persone il valore del silenzio, la sua bellezza nascosta, la quale ci permette di mostrare e preservare la parte di noi più vera, più umana, più bambina, quella che ci tiene la mano quando decidiamo di tornare a vivere, a sentire, a lasciarci essere.