Il silenzio delle parole

13.08.2025


C'era una volta un piccolo paese dove le parole non smettevano mai di fluire, nessuno si fermava perché dietro le parole si estendeva una terra misteriosa, una terra silenziosa e sconosciuta, dove nessuno aveva ancora osato camminare.
All'interno di questo paese ci si affidava di più a ciò che risultava concreto, oggettivo, piuttosto che a ciò che si poteva immaginare o sognare. Era un luogo senza curiosità, avvolto dalla paura di esplorare l'ignoto.

Oltre i confini, invece, sorgeva un altro paese, un mondo rovesciato: qui regnavano la curiosità, il non detto, il coraggio di provare senza il peso del giudizio.
Ma da questo luogo, mettere piede nella terra delle parole era un rischio, perché là non c'era spazio per essere, ma solo per dover essere.

Un giorno, Imbarazzo, un viaggiatore inconsueto, decise di attraversare la terra delle parole. Portava con sé un sogno, forse troppo grande: mostrare che oltre le parole non c'è confusione o smarrimento, ma un linguaggio segreto, antico e magico: quello del cuore.
Questo linguaggio non ha bisogno di parole, di regole o definizioni, è fatto di presenza, di fiducia nel momento che si vive, di abbandono senza la morsa del controllo.
Imbarazzo sa che le parole aiutano a orientarsi, ma sa anche che a volte ciò che conta davvero è perdersi, senza sapere che direzione si prenderà. Quando qualcosa è importante, ti fa perdere parole e rotte.

Imbarazzo voleva che gli abitanti del paese delle parole sperimentassero questo linguaggio profondo, più potente perché non ordina o classifica, ma stupisce, meraviglia, connette.
In fondo, la vita non è una lista ordinata di fatti, ma un intreccio di storie, emozioni e relazioni.

Siamo sempre noi, arricchiti dalle nostre sensazioni, prima ancora di incontrare le parole.
"Che meraviglia sarebbe un mondo senza parole," pensava Imbarazzo, "un mondo più sincero, come quello da cui vengo."
Eppure, Imbarazzo era visto da tutti come un personaggio un po' goffo, quasi sfortunato. Forse nemmeno lui sapeva che dentro di sé custodiva qualcosa di prezioso: la sua autenticità pura.
In realtà, Imbarazzo è essenziale, perché abita proprio lo spazio tra una parola e l'altra, quel silenzio che non fa perdere il profumo alle parole ma anzi, lo arricchisce.

Il suo sogno era semplice e profondo: far riconoscere alle persone il valore del silenzio, la sua bellezza nascosta, la quale ci permette di mostrare e preservare la parte di noi più vera, più umana, più bambina, quella che ci tiene la mano quando decidiamo di tornare a vivere, a sentire, a lasciarci essere.