La bambina che correva sempre

C'era una volta una bambina
che correva sempre.
Correva al mattino per non pensare alla noia,
correva a scuola per non sentire i pensieri,
correva nei pomeriggi per sfuggire ai silenzi.
Ma più correva, più il tempo le scivolava tra
le dita.
Non si accorgeva dei fiori, dei profumi,
delle persone, di sé.
Un bel giorno, mentre correva nel parco senza
guardare, libera, inciampò in un piccolo albero.
Non un tronco grande, uno giovane, sottile,
silenzioso.
Ci sbatté contro, cadde in ginocchio e si fece
un po' male.
Stava per arrabbiarsi, con l'albero, con se
stessa, col mondo intero.
Poi però alzò lo sguardo e vide.
Vide le foglie danzare lente nella luce.
Vide le formiche camminare in fila sul tronco.
Vide il cielo tra i rami, azzurro, come una
promessa.
Si fermò.
E per la prima volta dopo tanto, guardò
davvero.
Quel dolore al ginocchio non era solo dolore.
Era un invito.
A rallentare.
A vedere.
A sentire.
A cambiare.
Perché fu proprio in quel momento,
cadendo, che si accorse che la libertà non era
correre via da tutto, ma essere presente dentro ogni cosa.
Da quel giorno, imparò a camminare piano.
Ogni tanto correva ancora, per gioco o per
ridere.
Ma non correva più per scappare dalla vita.
Correva dentro sé stessa
E stava imparando a conoscere un segreto:
A volte, è inciampando che trovi le tue
radici.