L'Uomo Invisibile

08.12.2025

Sono molti i personaggi dei vecchi romanzi che hanno trovato successo nel mondo del cinema e in particolare con la Universal, come il mostro di Frankenstein, Dracula, il Lupo Mannaro, la Mummia. L’Uomo Invisibile non è da meno, ma con alcune differenze importanti.
Per prima cosa non ha molti film ad esso dedicati, almeno rispetto agli altri personaggi. Per di più sono tutti film usciti a distanza di anni l'uno dall'altro. Infine, l’uomo invisibile è solo un uomo, non un mostro con incredibili poteri o che incute timore per via del suo aspetto.

Possono sembrare dettagli superficiali e poco influenti, ma permettono di raccontare il personaggio sotto diverse sfaccettature. 


Il primo romanzo dell'uomo invisibile risale al 1897 e il primo film omonimo è del 1933. Da allora sono stati girati una decina di film e alcune serie TV, più alcuni libri, fumetti e comparsate varie. Considerato un secolo di produzioni, è relativamente poco il materiale uscito, almeno rispetto a Frankenstein o Dracula.

Questo ha permesso di non stancare il pubblico e di non saturare il cinema con storie ripetitive, rischio che si corre a produrre troppi film sullo stesso personaggio.

Tutti questi film sono usciti a distanza di anni l'uno dall'altro, lasciando così tempo a nuove idee di maturare e agli studios di portare nuovi temi a generazioni diverse. Partendo da una fedele trasposizione del romanzo, passando per una lettura in chiave comica, arrivando ad una metafora sull'abuso domestico: ogni rivisitazione dell'opera originale ha avuto tempo per brillare ed è riuscita a coinvolgere la generazione a cui si rivolgeva.

Infine, la cosa che più differenzia L’Uomo Invisibile dagli altri mostri è che lui è... un uomo. Tutto qui. Invisibile, ma solo un uomo. Niente super forza, niente istinto bestiale, nessun potere metafisico. Solo un uomo. 
Ma è proprio in questa peculiarità che risiede la sua più grande forza: anche un essere umano può essere un mostro, senza per forza averne l'aspetto.

"L'Uomo Invisibile" del 2020 trae vantaggio appieno dalle tre caratteristiche descritte in precedenza. Dato che la Universal voleva rilanciare il personaggio senza però stravolgerlo, aveva bisogno di un'idea che risultasse moderna e semplice allo stesso tempo.
Il regista opta dunque per un approccio inverso: invece di partire dall'opera originale e cercare di farla piacere al pubblico moderno, parte dalle nostre paure moderne e cerca di collegarle all'opera originale.
Si sa che l'uomo invisibile non è un mostro (almeno nell'aspetto), è un uomo che viene definito tale per ciò che fa alle persone, e questa cosa è ancora attuale, purtroppo ci sono persone orribili che compiono azioni altrettanto orribili e che potrebbero essere definiti dei mostri.
E ora l'invisibilità. Come si collega alle nostre paure? L'essere invisibili, avere un non-corpo, ma riuscire comunque a fare del male può venir interpretato come essere il fantasma di un trauma o di una paura.
Ecco dunque che il regista ha trovato il personaggio perfetto per fare il mostro: un uomo che abusava verbalmente e fisicamente della compagna e che, una volta diventato invisibile, finisce per essere la metafora del trauma che si trascinano per tutta la vita le vittime di abusi.

Il film dunque ora è più attuale che mai, parla di un tema che finalmente può essere discusso senza vergogna, è innovativo senza essere troppo eccentrico. Manca però qualcosa di importante.

Il regista ha un ottimo personaggio e un'eccellente chiave di lettura dell'opera originale. Capisce però che serve un altro cambiamento, perché tutto rischia di essere rovinato da un aspetto presente in ogni altro film: il siero dell'invisibilità. 

In tutte le opere sull'uomo invisibile si pone sempre tantissima enfasi sulla mirabolante invenzione del geniale scienziato, il siero/pozione/crema/macchinario che lo ha reso invisibile. Ogni volta i registi hanno voluto mostrarci la loro bravura nel rappresentare il metodo fantascientifico con cui il protagonista è diventato invisibile.
Ok. Bello, ma in questo film non c'è spazio per questo. È stato quindi saggiamente deciso di eliminare dalla storia il siero, di sostituirlo con una tuta hi-tech e di lasciare questa scoperta tecnologica in secondo piano.
Ecco dunque risolto l'ultimo problema che rischiava di rovinare il film: focalizzandosi sull'aspetto fantascientifico, si sarebbe perso il focus sul tema principale. Specifico anche che non sono incappati nell'errore opposto, cioè il non spiegare nulla, ma anzi si sono presi il giusto tempo per introdurre e spiegare questa tecnologia in modo da rendere tutto più chiaro a noi spettatori.

Abbiamo un mostro, un tema e una modernizzazione dell'opera originale. Con l'horror come siamo messi? Direi bene, ma non benissimo.
La sfida era difficile: spaventare il pubblico con un personaggio che non si riesce a vedere e far sì che la trama e le sue azioni abbiano senso.
In parole povere il numero di jumpscare è ridotto all'osso, non si può spaventare con l'aspetto fisico del mostro e non lo si può far agire come un fantasma, perché una qualsiasi entità spiritica (anche se invisibile) agisce con modi e motivazioni diversi da un semplice uomo.
Il regista allora decide di sfruttare l'invisibilità del mostro per creare tensione in ogni scena. Ci fa capire fin da subito che è lì con la protagonista, vive nella sua stessa casa e osserva ogni suo movimento. Invece di spaventarci, cerca di metterci nella stessa condizione della protagonista, cosicché anche noi possiamo essere inquieti all'idea che qualcuno di invisibile sia sulla scena.
È l'incertezza sulla presenza o meno dell'uomo invisibile che ci manda in ansia ed è l'impossibilità di sconfiggerlo che ci spaventa. Così come la protagonista, non abbiamo idea di dove possa essere e di quale sarà la sua prossima mossa, ma sappiamo per certo che non c'è modo di sconfiggerlo... e questo e spaventoso.

Cosa non va in tutto questo? Manca la parte horror più "classica", la paura istintiva del mostro. Per un fan degli horror questo film risulta troppo blando, manca di grinta.

Per tutto il resto il film è più che sufficiente. Il ritmo narrativo è veloce, ma si prende il giusto tempo per raccontare tutto. Le scene sono coerenti l'una con l'altra, senza essere in contrasto su alcun fronte.

Gli elementi analizzati nei precedenti paragrafi sono inseriti con naturalezza nella trama generale, rafforzando una storia già di per sé intrigante.
Non mancano poi le scene d'azione e gli interessanti sviluppi di trama, che vivacizzano il tutto fino alla fine. Il finale infatti rimane solido al resto della narrazione, non si perde come nella maggior parte degli horror. Questo perché il nemico è invisibile, non c'è un momento in cui dici "È tutto finito, ora posso rilassarmi", affatto. Fino alla fine temi che nell'angolo dell'inquadratura possa esserci qualcuno, magari è solo una tua fissazione, ma potrebbe esserci. Ecco come l'invisibilità è stata sfruttata appieno.

Il film è quindi un eccellente rilancio dell'Uomo Invisibile targato Universal e il regista ha fatto un ottimo lavoro, attento nei dettagli. Ha spinto sui punti di forza del personaggio e ha adattato la trama al pubblico moderno. Un film davvero ben riuscito.


Valutazione:
8/10

Punti di forza:
- Ottima rivisitazione in chiave moderna 
- Buon ritmo narrativo
- Leggero, permette una visione non annoiata

Punti deboli:
- Non spinge molto sul lato horror quanto più sull'ansia e sull'inquietudine
- Alcuni risvolti di trama risultano un po' prevedibili 


di Andrea Brevi