Parasite
Parasite è un film sudcoreano del 2019 diretto da Bong Joon-ho. Vincitore di quattro premi oscar, è il settimo film del regista, autore già di capolavori come Snowpiercer, Memories of murders e Mother.

PRIMA PARTE
La famiglia Kim vive ai margini della società nella città di Seoul, in un seminterrato talmente squallido che gli ubriachi sono soliti pisciarci sopra. Nonostante ciò, i suoi componenti, il padre Ki-taek, la madre Chung-sook e i loro due figli, Kim-woo e Kim-yung, si dimostrano sin dalle prime scene molto capaci ed astuti. Campano grazie a semplici lavoretti come piegare i cartoni delle pizze, rimanendo comunque alla costante e disperata ricerca di un lavoro che permetta loro di sopravvivere. La giusta occasione si presenta quando un benestante studente universitario e amico di Kim-woo, Min-hyuk, va a trovare la famiglia per donar loro una preziosa roccia della collezione del nonno, dal grande valore economico e, a detta di Kim-woo, dal grande significato metaforico. I due amici, in seguito, escono a bere e qui arriva la proposta di Min-hyuk, che cambierà la vita della famiglia Kim: dovendosi trasferire all'estero per studiare, Min-hyuk chiede a Kim-woo di sostituirlo come insegnate di ripetizioni d'inglese della giovane studentessa liceale Da-hye, primogenita della ricchissima famiglia Park. Il giovane Kim si reca così, su raccomandazione di Min-hyuk, nella loro immensa casa e, fingendosi uno studente universitario, dà subito un'ottima impressione di sé all'ingenua e gentile madre Yeon-kyo, che decide di assumerlo.
Da qui in avanti la famiglia Kim, sfruttando l'ingenuità dei ricchi, studia una serie di vere e proprie truffe per lavorare a servizio della famiglia Park, sostituendo, raccomandazione dopo raccomandazione, i loro fidati collaboratori: dapprima Kim-woo raccomanda sua sorella Kim-yung come tutrice del figlio piccolo dei Park, Da-song, in seguito, Kim-yung porta a far licenziare l'autista di Dong-ik, padre di famiglia Park, e a far assumere come autista Ki-Taek, che a sua volta farà licenziare la domestica Moon-gwang per far assumere la moglie Chung-sook. In tutto ciò i Kim sono costretti a fingere di non conoscersi per non far rivelare la loro vera identità, e, nel frattempo, i Park si fidano sempre più dei loro nuovi dipendenti.
Per tutta la durata della prima parte del film vediamo la messa in atto del piano dei Kim, che, rimanendo soli in casa, finiranno per sostituire addirittura la stessa famiglia Park, durante la loro gita in campeggio per il compleanno di Da-song. Così i Kim si godono finalmente una serata in famiglia bevendo whiskey e immaginando come ci si senta a vivere da ricchi, ma l'inaspettato suono del campanello di casa interrompe la loro festa. È Moon-gwang, la precedente domestica di casa, che si fa aprire la porta dalla nuova domestica Chung-sook (l'unica che avrebbe dovuto trovarsi in casa in quel momento), con la scusa di essersi dimenticata una cosa importante in cantina per la fretta con cui era stata cacciata. Ciò che si era dimenticata non era altro che suo marito Geun-se, nascosto dentro il bunker della casa da più di quattro anni, cioè da quando i Park si erano trasferiti. I Kim, per un accidentale caduta dalle scale, si fanno scoprire e sono così costretti a rinchiudere e legare nel bunker Moon-gwang e Geun-Se.
SECONDA PARTE
Da qui in poi incomincia il declino della famiglia Kim, che, una volta aver raggiunto il punto più alto della realizzazione del proprio piano, si ritrova a fare i conti con la realtà dei fatti. Teniamo presente la complessità della situazione gerarchica della Corea del sud dove non è facile scalare le classi sociali, anzi, è quasi impossibile arricchirsi, in sostanza se nasci povero rimarrai povero.
I Kim vengono a conoscenza dei segreti della casa, la quale rivela i fantasmi celati nella nostra società. I fantasmi sono i poveri che vivono alle dipendenze dei ricchi, e non importa quanto possano essere più furbi e intelligenti, rimarranno per sempre relegati alla loro condizione di poveri. Il film però non vuole mostrarci l'impossibilità di scalare le classi sociali, emanciparsi e liberarsi dalla propria condizione di vita. L'errore che ha commesso la famiglia Kim è stato quello di voler a tutti i costi vivere come le persone che ammiravano, tanto da voler sostituire la propria vita con la loro: Kim-woo ammira Min-hyuk per essere un brillante studente e avere tantissime opportunità davanti a sé, come anche Ki-taek ammira Geun-se per il rispetto che nutre nei confronti di Dong-ik per averlo ospitato nella sua casa anche se a sua insaputa. Ma molto spesso, come vediamo nel finale, voler diventare qualcun altro può essere pericoloso e portare a conseguenze tragiche. Il film ci vuole dire che fingere davanti alla realtà non porta altro che all'annullamento del nostro io e che per raggiungere i risultati desiderati è necessario lavorare duramente rimanendo fedeli a noi stessi, senza ricorrere a trucchi o prese in giro nei confronti dei più agiati. Questo film non vuole metterci tutti sullo stesso piano: basti pensare a dove il regista colloca le abitazioni dei vari personaggi; è una critica sociale verso tutte le direzioni, ai ricchi che non vogliono che i poveri oltrepassino il limite, come dice più volte Dong-ik nel film, e ai poveri, che questo limite cercano di oltrepassarlo con inganni e menzogne. Nella stessa sera i Kim si ritrovano dal bere e mangiare immersi nella lussuria, a immersi nella propria casa allagata, e questo per aver oltrepassato il limite con i mezzi sbagliati.
CATENA DELLA FIDUCIA

Tutta la vicenda si sviluppa attraverso un rapporto di fedeltà che si genera tra la famiglia Park, in particolare la madre, e la famiglia Kim. Per tutto il film i Kim si prendono gioco dei Park, anche in maniera divertente ed ironica, ma perché, se si venisse a scoprire del loro rapporto di parentela, il piano fallirebbe? La critica sociale sta proprio in questo: una famiglia molto ricca non accetterebbe e non sarebbe mai disposta a mantenere un'altra famiglia molto più povera, proprio in merito al discorso dell'inacessibilità di avanzare tra le classi sociali. I Kim si divertono beffandosi dei Park e sfruttando la loro estrema gentilezza, talmente estrema che viene scambiata per ingenuità e stupidità. I ricchi sono gentili perché sono ricchi, dice Chung-sook proprio mentre si beve i loro liquori, ma non lo sarebbero altrettanto se scoprissero la verità. Nella società di oggi ed in particolare in quella sudcoreana, i ricchi non sono disposti ad aiutare i poveri, tanto meno a mischiarsi con loro; il film ci mostra la netta separazione tra classi e l'impossibilità di come esse possano amalgamarsi.
LA ROCCIA

Suiseki, in giapponese "pietre lavorate dall'acqua", conosciute in corea come suseok, sono pietre dalla particolare forma, colore e composizione; dotate di una notevole forza espressiva che hanno ispirato la roccia che vediamo regalare da Min-hyuk alla famiglia Kim proprio all'inizio del film. Questa roccia è stata oggetto di discussione e dibattito tra i critici ed ha stimolato diverse interpretazioni a riguardo, ma una cosa è certa: la stessa roccia che Kim-woo ha tanto adorato e venerato è stata anche l'arma con cui viene colpito alla testa da Geun-se, come fosse una sorta di contrappasso. Non ci viene detto perché Min-hyuk abbia donato un oggetto di questo tipo ai Kim, forse come ultimo regalo prima di partire per l'estero, o più probabilmente Bong Joon-ho ha voluto inserire nel film un elemento di congiunzione tra classi sociali; ciò che i ricchi reputano superfluo, per i poveri può avere un immenso valore, non solo economico. Si può dire che si tratta di un Mcguffin che dà il via alla vicenda e diventa così l'origine dei problemi, tanto che alla fine della pellicola Kim-woo, dopo essersi ripreso dalla ferita alla testa, decide di liberarsene e riporla in un fiume.
LA PORTA

La porta della cucina, che conduce al seminterrato di casa Park, segna il confine tra gli agiati e gli emarginati, talmente emarginati da essere sconosciuti anche ai padroni di casa; vivono come fantasmi o, meglio, come parassiti. La porta appare sempre nera per il buio e l'oscurità che si cela dietro, ed è in contrasto con la vetrata illuminata che occupa l'intera parete. Non è in realtà una vera porta: bensì l'ingresso verso la cantina che, a sua volta, attraverso un passaggio nascosto dietro un mobile, conduce al bunker in cui vengono richiusi Geun-se e Moon-gwang. Nello stesso bunker, per nascondersi dopo aver assassinato Dong-ik, andrà spontaneamente a vivere Ki-taek, nella speranza che un giorno, inviando segnali in codice morse attraverso una luce del salotto che si controlla dal bunker, suo figlio Kim-woo lo venga a salvare. L'unico modo per salvarlo però è guadagnare abbastanza soldi per poter comprare la casa, un modo troppo onesto e perciò irrealizzabile per il giovane Kim-woo, il quale non può far altro che mantenersi in contatto con il padre aspettando, probabilmente, un'altra giusta occasione.
L'ODORE

Un tema non banale all'interno del film è sicuramente l'odore. Il senso dell'olfatto diventa centrale nella distinzione tra le classi sociali: i Kim hanno un odore sgradevole e il primo ad accorgersene è il piccolo Da-song, che rischia di mandare all'aria il piano dei Kim riconoscendo che tutti loro hanno lo stesso identico e disgustoso odore. L'odore è anche il modo in cui Ki-taek oltrepassa metaforicamente il limite con Dong-ik, rendendo sempre più complicato per questi rimanere con lui mentre lo accompagna in macchina e compromettendo così il loro rapporto. L'odore diventa persino la scintilla che provoca in Ki-taek l'istinto di uccidere Dong-ik, in quanto egli, durante la scena finale della tragedia che si compie nel giardino di casa, riesce a rimanere disgustato dall'odore del cadavere di Geun-se mentre lo sposta per prendere le chiavi della macchina; a quel punto Ki-taek, essendo a conoscenza della gratitudine e il rispetto che provava Geun-se per Dong-ik, lo pugnala al petto sotto gli occhi della moglie, per poi andarsi a nascondere nel bunker di casa, emarginato e sconosciuto definitivamente alla società.
CONCLUSIONI
Per finire, Parasite rimane sicuramente uno dei migliori film degli ultimi anni e il suo successo non è casuale: Bong Joon-ho ha curato ogni singolo particolare nei minimi dettagli, sia a livello di inquadrature che di trama. Inoltre, i personaggi, anche se tanti, riescono a spiccare ognuno a suo modo, rendendo difficile definire un protagonista principale e mantenendo uno sguardo neutrale sulla vicenda senza prendere una posizione specifica. Lo spettatore riesce così ad empatizzare con tutti i personaggi e ad immedesimarsi in ognuno di essi, avendo la libertà di scegliere da che parte stare. In ogni caso, Parasite ci rende un po' tutti colpevoli della situazione in cui è caduta la nostra società, vuole rappresentare la realtà di oggi per quello che è; si tratta certamente di un film che non vuole accendere in noi nessuna luce di speranza, ma che anzi, vuole farci rassegnare alla nostra condizione di esseri umani in quanto tali e del conflitto interiore che pervade ognuno di noi. Si può dire che Parasite si inserisce nel ciclo marxista di storia come lotta tra classi, un ciclo che anche secondo Bong Joon-ho è destinato a non finire mai.