Sexy

17.10.2025

La capacità del corpo femminile di attrarre lo sguardo altrui è una caratteristica che è problematica forse da molto tempo, ma che oggi con urgenza necessità di essere problematizzata.
Occupiamoci delle debite premesse in modo da anticipare le varie critiche infondate che si potrebbero muovere al lavoro critico che seguirà. La seduzione, il sex-appeal (la chiameremo in molti modi) è una caratteristica non solo femminile, i corpi di per sé sono seducenti, potremmo dirla una peculiarità intrinseca alla natura umana. Questa asserzione è sbagliata (per sinteticità) in due punti: primo, questa norma corporea la ritroviamo in tutti gli Esseri viventi, è chiaro che abitualmente una persona non si sente attratta da una pianta o da un facocero, ma persino queste forme di vita, entro i linguaggi della loro specie, giocano tra corpi seducenti. Una pianta si veste di fiori colorati e buffi per attrarre gli insetti, vettori della riproduzione vegetativa. In un certo senso, ossia, entro un certo linguaggio, ogni forma di vita è seducente e gioca nell'esasperazione di questa qualità per la ricerca del piacere o della riproduzione.
Un secondo errore del nostro postulato di partenza è che, come è già evidente in ciò che abbiamo finora detto, non si può considerare il sex-appeal come una caratteristica interamente naturale. L'attrazione gioca nei linguaggi, l'esempio umano dovrebbe essere esaustivo: vestirsi, truccarsi, lavarsi e profumarsi, gli atteggiamenti, i piccoli gesti, le parole scelte, i feromoni, gli sguardi, ecc.
Di certo però, la singola forma di vita, se spogliata di tutti i linguaggi curati e coltivati della seduzione, rimane un corpo di per sé seducente, c'è qualcosa di intrinseco ad esso che, volente o no, seduce. Questo, quest'ambiguità natural-linguistica dell'attrazione tra corpi è ciò che causa il problematico rapporto corpo-corpo che la società umana riscontra.
Nel mondo Animale una buona parte delle attività sessuali si potrebbe ascrivere all'ambito morale dello stupro, ma solo l'Umano ha le strutture linguistiche per pensarlo, attuarlo, denunciarlo e punirlo. Quest'ultimo gioca maliziosamente sulla linea dell'ambiguità tra "natura" e "cultura", due termini desueti per me, a cui dovrò ricorrere per economia esplicativa.
Ovviamente all'opposto dello stupro c'è la pudica e nichilistica degradazione del corpo: dove un soggetto si permette l'invasione dell'altro, un corpo si irrigidisce, atrofizza, atomizza e scompare.¹

In conclusione, tratteremo il corpo sexy come privo di genere, nonostante la scelta del femminile; tratteremo dei corpi come privi di specie, nonostante i riferimenti all'ambito umano; e tratteremo un corpo natural-linguistico, ma poiché la natura è di per sé il primo linguaggio, tenderemo a riferirci solo agli orizzonti linguistici.
Muoversi nel linguaggio è l'approccio che scelgo perché credo che, essendo il linguaggio il fondamento del vivente, sia esso lo strato nel quale si fonda l'idea stessa che noi abbiamo del reale e dei corpi. Per ulteriori dubbi o questioni rimando al box al fondo dell'articolo per il quale mi prenderò la briga di rispondere ad ogni singolo commento apportando una sezione al fondo di questo articolo.



¹ A proposito di queste due posture corporee rimando al mio scritto 9 minuti oltre il limite, «Punto e Linea», 3 ottobre 2024.

Mi appoggio, come da prassi, ad un film perché credo che il supporto visivo e narrativo della cinematografia possa essere estremamente utile alla comprensione di ciò che a parole può risultare astruso e noioso. Non che lo stupro possa essere considerato un tema "noioso".
Il film che ho scelto, come da copertina è: Promising young woman, di Emerald Fennel.
Trama in breve: Cassandra è spinta da un vecchio trauma a smascherare l'illusione del "bravo ragazzo che rimorchia in discoteca" mostrando l'ordinarietà dei rapporti non consensuali nella società moderna e a modo.
Di seguito il trailer:

La sera Cassandra sceglie un locale, finge di ubriacarsi e si abbandona ai divanetti con fare da sbornia intensa. Ogni volta un uomo si avvicina, le chiede se sta bene, la convince a spostarsi da lì o la sposta di peso e la porta a casa sua. Quando lo sconosciuto inizia le avance (sempre direttamente fisiche) lei gli chiede di fermarsi, gli dice che non vuole, reagisce debolmente come farebbe una persona che è lontana dalla lucidità, che a stento tiene gli occhi aperti. Quando lo sconosciuto sorpassa un dato limite lei si toglie la maschera e ritorce la situazione contro di lui.

Analizziamo la situazione che precede il "risveglio" della nostra Cassandra:
 1. Un uomo vede una sconosciuta mezza morta in un locale

 2. Questo corpo ubriaco e quasi spento lo attrae e decide di approcciarlo

 3. La convince a spostarsi (o la porta) a casa sua e le offre (nonostante sia ubriaca) da bere

 4. Si sbilancia in avance non gradite su un corpo che a stento reagisce

 5. La porta a letto intenzionato a scoparla

Conclusione? Cassandra si sveglia e... coitus interruptus!

Questo piccolo e terrificante quadretto (che Cassandra ripropone di sera in sera) vorrebbe illuminare lo spettatore sugli atteggiamenti che la condizione di "ubriaca" sembrerebbe legittimare. Se per esempio eliminassimo l'ubriachezza dalle donne, questo genere di situazioni probabilmente si ridurrebbe drasticamente, 1) perché meno uomini si sentirebbero abbastanza sicuri per approcciarle e 2) perché le donne sarebbero in grado di fissare un limite insorpassabile (tranne per quella fin troppo grossa percentuale di uomini che a priori non si pongo il dilemma morale dell'invadere o no un corpo).
Conclusione? Se le donne sono ubriache viene meno una sorta di barriera morale che nella testa di determinati individui separa cosa si può o cosa non si può fare.
Riteniamo (socialmente) che la condizione di "ubriaca" possa giustificare questo genere di invasioni? Nonostante spesso questa venga addotta come scusante, io direi che NO NON VOGLIAMO CEDERE AD UNA TALE CONCEZIONE.

Evitiamo di chiederci cosa spinga un corpo verso un altro corpo. (troppo complesso). Limitiamoci a dire che ci sono in Cassandra tutta una serie di linguaggi che riconducono alla seduzione e che sfumano la linea netta del NO, NON VOGLIO! Ma, come abbiamo visto nell'introduzione, anche se fossimo in grado di eliminare (cosa che in ogni caso non vogliamo fare perché sarebbe assurda) tutte le "esasperazioni" linguistiche della seduzione, non potremmo ridurre una forma di vita alla non-seduzione se non uccidendola (e comunque, almeno per alcuni individui, ella rimarrebbe comunque seducente diciamo fino al primo post rigor mortis). Scartiamo quindi l'estinzione delle forme di vita dalle soluzioni al problema della seduzione e spingiamoci verso l'unica alternativa rimasta: smettere di concepire la seduzione come problematica (non che questo si possa fare così, con uno schiocco di dita).

Se togliamo il termine SEDUZIONE dall'equazione: 
FORMA DI VITA SEDOTTA + FORMA DI VITA SEDUCENTE = STUPRO

allora dobbiamo riscrivere quest'ultima come segue:
FORMA DI VITA + FORMA DI VITA = STUPRO

quello che si nasconde dietro alle parole è che nel primo ordine dell'equazione (a sinistra), ci sono 2 termini, 1 forma di vita e 1 forma di vita; che nel secondo ordine (a destra) si fondono in un termine solo: 1 stupro. Quello che cambia la forma delle due forme di vita perciò è il valicare di una forma di vita del limite che rendeva entrambe 2 forme di vita separate (1 + 1).
Nello stupro la prima forma di vita invade l'altra e ATTENZIONE ATTENZIONE, se invertiamo gli ordini il risultato cambia:
STUPRO = FORMA DI VITA VIOLANTE + FORMA DI VITA VIOLATA

per cui,
FORMA DI VITA + FORMA DI VITA = STUPRO = FORMA DI VITA VIOLANTE + FORMA DI VITA VIOLATA

ma,
FORMA DI VITA + FORMA DI VITA ≠ FORMA DI VITA VIOLANTE + FORMA DI VITA VIOLATA

deduciamo che lo stupro è un atto trasformativo. Due termini che si uniscono in esso ne escono mutati.

Se noi rimuoviamo lo stupro dall'equazione, la matematica ci dice che:
FORMA DI VITA + FORMA DI VITA = 2 (FORMA DI VITA)

che si può nuovamente scomporre in questo modo:
2 (FORMA DI VITA) = FORMA DI VITA + FORMA DI VITA

quindi lo stupro agisce sul segno + annullando la barriera che separa le due forme di vita.

Ma, se l'equazione dello stupro fosse giusta allora dovremmo asserire che: dati due termini prima, e due termini dopo lo stupro, lo stupro stesso sia un'azione che prevede due termini. Questo però non è sempre vero. Lo stupro anzi, come ho già argomentato altrove, è di per sé l'annullamento dell'altro. Certo che fisicamente abbiamo due corpi, ma linguisticamente lo stupro è proprio l'annullamento di uno dei due termini, dovremmo quindi scrivere l'equazione così:
FORMA DI VITA - FORMA DI VITA = STUPRO ?

Comunque la matematica non tornerebbe poiché teoricamente:
FORMA DI VITA - FORMA DI VITA = 0 come: 1 - 1 = 0

i due termini dovrebbero annullarsi. Invece nello stupro un termine annulla l'altro, dovremmo perciò scrivere:
1 - 1 = 1

che è matematicamente incorretto. Se facciamo un po' più d'attenzione alla situazione e ci facciamo perciò vicini abbastanza da considerare le sottigliezze subatomiche di una quantistica dei corpi, ci accorgiamo che per quanto riguarda il punto di vista della forma di vita violante, l'altra forma di vita non è percepita come tale, non è più un soggetto ma un oggetto. Possiamo perciò scrivere l'equazione in questo modo:
FORMA DI VITA VIOLANTE - FORMA DI VITA VIOLATA : STUPRO = 1 - 0 : 1

ma, allo stesso tempo (sempre dal suo punto di vista) la forma di vita violante trova nello stupro un attività arricchente, sarebbe con ciò più corretto scrivere:
FORMA DI VITA VIOLANTE + FORMA DI VITA VIOLATA : STUPRO = 1 + 0 : 1

ma come può essere arricchente se ad esso sommi uno 0? significa che questo 0 è contemporaneamente ≠ 0. Indichiamo quindi la forma di vita violata con Δx dove Δx è sia 0 che ≠ 0. Perciò:

FORMA DI VITA VIOLANTE ± FORMA DI VITA VIOLATA : STUPRO = 1 ± Δx : 1 .


Spostiamoci sulla percezione della forma di vita violata. 

Essa, che indicheremo con a, si ritrova ad essere invasa, posseduta e violata da un altro individuo (b), che entra in lei, si deposita in lei, sia tra le gambe che nella testa, che cresce in lei come un ossessione e che non sembra volerla abbandonare. Perciò scriveremmo:
VIOLATA + VIOLANTE : STUPRO = a + b : (ab) + b

le differenze con le precedenti equazioni sono diverse. Prima di tutto essa, al contrario del violante, considera l'altro come una forma di vita, e non solo durante ma anche dopo lo stupro, non riesce a cessare di interrogarsi su di esso e su come abbia lasciato in lei le sue tracce. Sente perciò in sé due corpi. All'interno del suo sé c'è lei e anche lui. Indichiamo lei in post stupro come Δa dove essa è sia "a" che un'appendice di "b" che indicheremo con b' :
VIOLATA + VIOLANTE : STUPRO = a + b : Δa + b

allo stesso tempo però si sente da esso annullata, non vede perciò questa esperienza come qualcosa che aggiunge (del marcio) in lei, ma come qualcosa che la distrugge, quindi:
VIOLATA - VIOLANTE : STUPRO = a - b : 0 + b

ella convive in questa ambiguità di percezione dove percepisce 1 corpo, con 2 persone al suo interno, di cui una (la sua) vale 0. Perciò la indichiamo come Δ0 (0, b). quindi:
VIOLATA ± VIOLANTE : STUPRO = a ± b : Δ0 + b

fig. 6
fig. 6

Dopo questa rinfrescata di matematica siamo tutti come Cassandra in figura 6: spaventati e a debita distanza da questo articolo. Lo so! mi spiace. Ma credo fosse l'unico modo per essere semplice e schematico. Immagino ci sia il rischio che abbia fatto qualche castroneria matematica (mi scuserete e me lo scriverete nel box qua sotto) in fondo (non che mi giustifichi) studio in ambito umanistico e non scientifico.

Ma torniamo a noi. Come sarà chiaro dal tunnel matematico sopra proposto, lo stupro è un affare complesso, non ha una semplice soluzione su cui lavorare ma differenti prospettive, sensazioni, incognite, ambiguità. In fondo se ci pensiamo UN CORPO È STATO INVASO! Non c'è un cazzo di semplice.
Tutte quelle complicazioni nel risultato dello stupro sono date proprio da quel particolare ± che è lo stupro. Un simbolo che riassume uno stranissimo comportamento che elimina una barriera fisico-morale e aggiunge e toglie in modi incomprensibili: tutto condensato in un innocuo ±.
Quale è la forma massima di invasione? L'omicidio.
Quale è la forma minima di invasione? Una pacca sul culo? Un bacio? Uno sguardo? Una parola?
Qui le cose si complicano. Se andiamo verso il macro non abbiamo problemi, armati della fisica galileo-newtoniana traiamo delle conclusioni che rientrano nei dati empirici. Quando ci muoviamo verso il micro, ecco che iniziano a presentarsi diversi problemi.
Se vogliamo considerare tutte le forme di vita nella nostra teorizzazione, riducendole ad una forma di vita "minima" (il punto)², dobbiamo entrare (attraverso la quantistica) nel mondo delle probabilità. Questo significa che non possiamo a priori determinare quale atteggiamento assumerà un punto all'incontro con un altro. Questo significa che violare può avere una forma massima (la morte del punto) ma non una forma minima prestabilita, essa è data in funzione della sensibilità del punto.
Ogni punto ha una doppia sensibilità: una rivolta al limite dell'altro e una al proprio. Nel caso dello stupro, come abbiamo visto, la sensibilità del punto violante non riconosce l'altro punto e lo viola. D'altra parte, il punto violato percepisce il proprio limite sensibile come violato. In quest'ottica io posso violare un corpo anche senza toccarlo, solo con un'occhiata inadeguata, con una parola viscida (che si insinua sotto la pelle, tra le ossa).

Se non posso sapere né determinare a priori la sensibilità del punto come posso non violarla senza, contemporaneamente, dovermi chiudere, atrofizzare e dissolvere nell'aria? La risposta è estremamente complessa e non mi illudo di averla io che socialmente sono l'equivalente di una cellula procariote.
Di certo si può controllare l'ambiente in modo da aumentare le probabilità di ottenere una reazione positiva. In linea del tutto teorica suggerirei: la costruzione di un ambiente sicuro, cautela e prontezza nel ritrarsi e scusarsi con tanto di "ho frainteso, mi spiace", seguita da "buonaserata" e GIRARE I TACCHI!
Un corpo che è in grado di fermarsi può tentare qualunque prodezza.
Il problema sorge inverso quando un corpo non è in grado di muoversi, e rimane fermo impassibile: questo per me è un problema anche più impellente dello stupro, ma non è questo il posto per analizzarlo.


² In merito al punto si veda la rubrica Punto e Linea: Corpi in movimento, nello specifico Ruben, Il limite del punto, «Punto e Linea», 10 ottobre 2024; e Ruben, Senza limite?, «Punto e Linea», 17 ottobre 2024. Sulla sfumatura dell'incontro tra due punti si veda Ruben, Violenza, «Punto e Linea», 10 dicembre 2024.