The Tragedy of Macbeth (2021)

16.06.2025

Il film The Tragedy of Macbeth (2021) diretto da Joel Coen è l'adattamento cinematografico più recente della celebre tragedia di William Shakespeare.

Prima di entrare nel vivo della tragedia non posso non menzionare il meraviglioso stile di questo film che ci permette quasi di essere lì accanto ai personaggi, permettendoci di toccare questa stupenda, intensa, tragedia con mano.
Il film è stato girato interamente in studio per avere pieno controllo sulle luci e sugli spazi. Solo successivamente in post-produzione la pellicola è stata convertita in bianco e nero per permettere al direttore della fotografia, Bruno Delbonnel, di modellare le luci e le ombre con estrema precisione.
Lo stile con cui è stata girata questa tragedia è Academy Ratio (1.37:1), un formato quadrato che, richiamando il cinema classico, conferisce un aspetto teatrale e claustrofobico, adatto ad accentuare la tensione psicologica di questo adattamento Shakespeariano.
La messa in scena sfrutta la prospettiva lineare: corridoi lunghi, archi concentrici e ombre profonde. Spesso i personaggi appaiono isolati in spazi vasti e vuoti, sottolineando la loro alienazione e il loro destino ineluttabile.
Le scenografie sono minimaliste e geometriche, spesso ridotte a pareti nude, archi imponenti e spazi vuoti.
Tutte queste caratteristiche creano un'atmosfera sospesa, quasi da sogno o da incubo, sposandosi perfettamente con la tematica shakespeariana di fatalismo, ambizione e follia.

Questa versione di Macbeth di Shakespeare mostra eccezionalmente le caratteristiche psicologiche e mitiche dei due protagonisti:

  • Macbeth interpretato da Denzel Washington
  • Lady Macbeth interpretata da Frances McDormand

Denzel Washington interpreta un Macbeth più anziano rispetto a molte versioni classiche, dando al personaggio una nota di stanchezza e riflessività. La sua ambizione appare meno impetuosa, più intossicata dal senso del tempo che fugge e dall'angoscia esistenziale che viene improvvisamente scossa da una profezia che riaccende in lui un'antica ambizione: diventare re.
La sua evoluzione psicologica è complessa: inizialmente esitante e tormentato, è sopraffatto da un turbine di dubbi e visioni che lo porteranno a commettere il regicidio, spinto soprattutto dalla moglie Lady Macbeth.
I monologhi che rappresentano la sua persona originale, senza l'influenza della moglie, sono recitati con tono meditativo, quasi da uomo già sconfitto dal destino.
La sua mente è un campo di battaglia tra coscienza morale e desiderio di potere:
«Questo è un ostacolo sul quale devo cadere o saltare perchè mi infanga la strada?
Stelle, nascondete i vostri fuochi, la luce non veda i miei segreti e oscuri desideri.»

Frances McDormand interpreta Lady Macbeth con una freddezza iniziale che nasconde fragilità e senso di colpa latente.
Non è una figura demoniaca, ma una donna consapevole della brutalità del potere che cerca di forzare se stessa in un ruolo da regina spingendo il marito a commettere l'omicidio per diventare re. Ciò che inizialmente sembra forza si rivela una rimozione emotiva che finirà per crollare. In lei il senso di colpa cresce lentamente, fino a esplodere in forma di nevrosi e delirio. Nel sonno parla, si lava le mani, rivive l'omicidio in loop. Il rimorso la consuma, fino alla follia e alla morte. Il suo crollo è interiore e silenzioso.
Lady Macbeth inizialmente appare decisa e pragmatica, spinge Macbeth ad agire, lo sgrida per la sua esitazione, sopprime ogni scrupolo morale in nome del potere:
«Le tue lettere mi hanno portata al di là di questo ignaro presente, e adesso io sento il futuro nell'istante.»
«Temo la tua natura (Macbeth), è troppo piena del latte dell'umana bontà. Vorresti essere grande ma non vuoi che il male ti accompagni. Ciò che desideri lo vorresti per la retta via, non vorresti barare ma tuttavia accetteresti l'inganno. Affrettati a tornare, così verserò il mio coraggio nel tuo orecchio e domerò tutto ciò che ti tiene lontano dal cerchio d'oro».
«Venite, spiriti che vegliate su pensieri di morte, fermate l'accesso, il passaggio al rimorso affinchè nessuna visita dei sentimenti naturali scuota il mio proposito o mantenga la pace tra esso e l'effetto.» «Vieni densa notte e avvolgiti nel più scuro fumo d'inferno, affinché il mio coltello non veda la ferita che procura. Né il cielo attraverso la coltre del buio possa gridare 'ferma! ferma!'»

Crescerà sempre più in Macbeth, dopo l'uccisione del re, il suo conflitto interiore portandolo ad una crescente paranoia. Tormentato da dubbi, paure e visioni, la sua mente è un campo di battaglia tra coscienza morale e desiderio di potere.
La vita diventa per lui una finzione inutile, priva di senso:
«La vita non è che un'ombra che cammina. Un povero attore che si pavoneggia e si agita per la sua ora sulla scena e che poi non si sente più. E' una storia raccontata da un idiota, piena di rumore e furia, senza alcun significato.»

Macbeth incarna l'archetipo dell'uomo che sfida il destino e viene travolto dalla propria hybris (tracotanza). La sua caduta è inevitabile e tragica.
Lady Macbeth, come Eva o Pandora, è la donna che incita alla disobbedienza, che apre la porta al peccato. È una figura potente e temibile, essa chiama a sé le forze infernali, rinunciando simbolicamente alla maternità e alla dolcezza venendo poi annientata dal potere distruttivo delle proprie passioni.
Introduce il male nella mente dell'uomo, ma alla fine ne viene divorata.
Il suo crollo psicologico avviene in modo graduale e profondo, culminando nella celebre scena del sonnambulismo, che McDormand recita con struggente vulnerabilità.