The Tragedy of Macbeth (2021)




Il film The Tragedy of Macbeth (2021) diretto da Joel Coen è l'adattamento cinematografico più recente della celebre tragedia di William Shakespeare.
Prima di entrare nel vivo della tragedia non
posso non menzionare il meraviglioso stile di questo film che ci permette quasi
di essere lì accanto ai personaggi, permettendoci di toccare questa stupenda,
intensa, tragedia con mano.
Il film è stato girato interamente in studio
per avere pieno controllo sulle luci e sugli spazi. Solo successivamente in
post-produzione la pellicola è stata convertita in bianco e nero per permettere
al direttore della fotografia, Bruno Delbonnel, di modellare le luci e le ombre
con estrema precisione.
Lo stile con cui è stata girata questa
tragedia è Academy Ratio (1.37:1), un
formato quadrato che, richiamando il cinema classico, conferisce un aspetto
teatrale e claustrofobico, adatto ad accentuare la tensione psicologica di
questo adattamento Shakespeariano.
La messa in scena sfrutta la prospettiva
lineare: corridoi lunghi, archi concentrici e ombre profonde. Spesso i
personaggi appaiono isolati in spazi vasti e vuoti, sottolineando la loro
alienazione e il loro destino ineluttabile.
Le scenografie sono minimaliste e geometriche,
spesso ridotte a pareti nude, archi imponenti e spazi vuoti.
Tutte queste caratteristiche creano
un'atmosfera sospesa, quasi da sogno o da incubo, sposandosi perfettamente con
la tematica shakespeariana di fatalismo, ambizione e follia.
Questa versione di Macbeth di Shakespeare mostra eccezionalmente le caratteristiche psicologiche e mitiche dei due protagonisti:
- Macbeth interpretato da Denzel Washington
- Lady Macbeth interpretata da Frances McDormand
Denzel
Washington interpreta un Macbeth più anziano rispetto a molte versioni classiche, dando al
personaggio una nota di stanchezza e
riflessività. La sua ambizione appare meno impetuosa, più intossicata dal
senso del tempo che fugge e dall'angoscia esistenziale che viene
improvvisamente scossa da una profezia che riaccende in lui un'antica
ambizione: diventare re.
La sua evoluzione psicologica è complessa:
inizialmente esitante e tormentato, è sopraffatto da un turbine di dubbi e
visioni che lo porteranno a commettere il regicidio, spinto soprattutto dalla
moglie Lady Macbeth.
I monologhi che rappresentano la sua persona
originale, senza l'influenza della moglie, sono recitati con tono meditativo,
quasi da uomo già sconfitto dal destino.
La sua mente è un campo di battaglia tra
coscienza morale e desiderio di potere:
«Questo è un ostacolo sul quale devo
cadere o saltare perchè mi infanga la strada?
Stelle,
nascondete i vostri fuochi, la luce non veda i miei segreti e oscuri desideri.»
Frances
McDormand interpreta Lady Macbeth con una freddezza iniziale che nasconde fragilità e
senso di colpa latente.
Non è una figura demoniaca, ma una donna consapevole della brutalità del potere
che cerca di forzare se stessa in un ruolo da regina spingendo il marito a
commettere l'omicidio per diventare re. Ciò che inizialmente sembra forza si
rivela una rimozione emotiva che finirà per crollare. In lei il senso di colpa
cresce lentamente, fino a esplodere in forma di nevrosi e delirio. Nel sonno
parla, si lava le mani, rivive l'omicidio in loop. Il rimorso la consuma, fino
alla follia e alla morte. Il suo crollo è interiore e silenzioso.
Lady Macbeth inizialmente appare decisa e
pragmatica, spinge Macbeth ad agire, lo sgrida per la sua esitazione, sopprime
ogni scrupolo morale in nome del potere:
«Le tue lettere mi hanno portata al
di là di questo ignaro presente, e adesso io sento il futuro nell'istante.»
«Temo
la tua natura (Macbeth), è troppo piena
del latte dell'umana bontà. Vorresti essere grande ma non vuoi che il male ti
accompagni. Ciò che desideri lo vorresti per la retta via, non vorresti
barare ma tuttavia accetteresti l'inganno. Affrettati a tornare, così verserò il mio coraggio nel tuo orecchio e
domerò tutto ciò che ti tiene lontano dal cerchio d'oro».
«Venite,
spiriti che vegliate su pensieri di morte, fermate l'accesso, il passaggio al
rimorso affinchè nessuna visita dei
sentimenti naturali scuota il mio proposito o mantenga la pace tra esso e
l'effetto.» «Vieni densa notte e avvolgiti nel
più scuro fumo d'inferno, affinché il
mio coltello non veda la ferita che procura. Né il cielo attraverso la
coltre del buio possa gridare 'ferma! ferma!'»
Crescerà sempre più in Macbeth, dopo
l'uccisione del re, il suo conflitto
interiore portandolo ad una crescente paranoia. Tormentato da dubbi, paure
e visioni, la sua mente è un campo di battaglia tra coscienza morale e desiderio
di potere.
La vita diventa per lui una finzione inutile,
priva di senso:
«La vita non è che un'ombra che
cammina. Un povero attore che si pavoneggia e si agita per la sua ora sulla
scena e che poi non si sente più. E' una storia raccontata da un idiota, piena
di rumore e furia, senza alcun significato.»
Macbeth incarna l'archetipo dell'uomo che
sfida il destino e viene travolto dalla propria hybris (tracotanza). La sua caduta è inevitabile e tragica.
Lady Macbeth, come Eva o Pandora, è la donna
che incita alla disobbedienza, che apre
la porta al peccato. È una figura potente e temibile, essa chiama a sé le
forze infernali, rinunciando simbolicamente alla maternità e alla dolcezza
venendo poi annientata dal potere distruttivo delle proprie passioni.
Introduce il male nella mente dell'uomo, ma
alla fine ne viene divorata.
Il suo crollo psicologico avviene in modo
graduale e profondo, culminando nella celebre scena del sonnambulismo, che
McDormand recita con struggente vulnerabilità.