The Trial of the Chicago 7

Cominciamo con i fatti.
Il film racconta il famoso processo ai 7 di Chicago: i leader delle proteste contro la guerra in Vietnam dell'estate del 68': Tom Hayden, Rennie Davis, David Dellinger, Jerry Rubin, Abbie Hoffman, Lee Weiner, John Froines e Bobby Seale.
Splittiamo questi 8 imputati in tre gruppi:
-Tom Hayden, Rennie Davis, David Dellinger, Jerry Rubin ed Abbie Hoffman sono gli obiettivi scelti dal procuratore generale per dare una lezione a quella che definiscono "sinistra radicale" ossia gli unici che hanno avuto anche solo l'idea che magari ammazzare i vietnamiti non è una bella cosa.
-Lee Weiner e John Froines sono una sorta di condono, servono alla giuria per aver qualcuno da assolvere così da non sentirsi in colpa nel dichiarare colpevoli gli obiettivi politici sopra citati.
-Bobby Seale, l'ultimo rimasto, non fu un attivista e non fu in realtà coinvolto nella manifestazione alla convention democratica del 68', era il capo dei Black Panthers: storica organizzazione politica afroamericana. Che viene incluso, e solo dopo ripetute umiliazioni pubbliche escluso da un processo che nemmeno lo riguardava.
Non esiste una cosa come un processo politico. I processi sono o civili o penali.

Partiamo proprio da Bobby Seale,
il cui avvocato viene ricoverato per un intervento alla colecisti e a cui viene rifiutata l'istanza di rinvio per il processo e perciò il diritto stesso ad avere un avvocato. Si ribella per questo. Viene più volte zittito, accusato di oltraggio alla corte e maltrattato verbalmente. Alla fine viene picchiato, legato ed imbavagliato in uno stanzino del tribunale e dopo questa abnorme gaffe ottiene finalmente la divisione del suo caso dal seguente processo.
Portate l'imputato in una stanza e trattelo come dev'essere trattato
Tolto uno rimangono i famosi 7 di Chicago, di cui 2 li abbiamo detti delle "leve giuridiche".
I 5 rimasti fanno parte di 3 gruppi differenti, Abbie e Jerry sono dello Youth International Party; Hayden e Davies del SDS (student for democratic society); e John Dellinger era un attivista per la protesta nonviolenta.
Questi 5 vengono agglomerati e denominati sinistra radicale per essere accusati di cospirazione ai fini di causare lo scontro tra manifestanti e forze dell'ordine nella manifestazione del 28 agosto 1968.

A coinvolgermi emotivamente non è solo la causa di questi giovani sognatori, ma anche il fare carismatico del geniale Abbie Hoffman interpretato dal geniale Baron Cohen che spiazza, incide, e crea spazio per il riso e per la riflessione con la sua tagliente ironia capace forse davvero di creare una breccia nella guardia nazionale armata di manganelli e lacrimogeni.
Il film centrato sul processo alterna testimonianze e momenti in aula, con gli avvenimenti di piazza di quel fatidico 68', spezzati ed intervallati dall'ironico racconto mo' di cabaret di Abbie che, difronte al suo pubblico di giovani "radicali", narra le vicende del processo e del 68' condite con un sense of humor e un pathos (anche di riflessione) che rendono chiaro il suo spessore di uomo.
Delle sue tante iconiche scene e dialoghi, la maggior parte in litigio con Hayden per il tipo di approccio completamente opposto al concetto di rivoluzione, la mia preferita è quella in cui racconta del momento finale della manifestazione:
Dentro il bar gli anni 60' non sono mai arrivati, fuori dal bar gli anni 60' andavano in onda per chiunque guardasse dalla vetrata...
E un poliziotto che fa quello che non vorresti mai veder fare ad un poliziotto.
Anni 60' fuori dal bar, anni 50' dentro al bar. E poi una inutile metafora signori...

VALUTAZIONE: ★★★★★★★★★☆
Non è un capolavoro del cinema ma credo che per le interpretazioni, la tematica spinosa e la gamma emotiva che è in grado di tirare in ballo si meriti una buona valutazione. Lo consiglio a tutti, è piacevole e interessante, non per ultimo le tematiche riguardano fortemente la nostra epoca.