Un intero istante di felicità

17.09.2025
Dio mio! Un intero istante di beatitudine! Anche fosse per tutta una vita umana, è forse poco?
                                                                 Le Notti Bianche, FEDOR DOSTOEVSKIJ

Con questa domanda sarcastica dal tono sospeso tra il dolce e l'amaro, il narratore che accompagna noi lettori in questo racconto breve che racchiude un mondo intero, fatto di sogni che scaldano il cuore e di risvegli che feriscono, nel finale sembra aprirci gli occhi a forza.

A San Pietroburgo, nelle notti di maggio in cui il sole non si decide a tramontare e la città rimane sospesa in una luce irreale, quasi bianca, un giovane sognatore il cui nome non compare mai, un giovane solitario che vive ai margini della società senza riuscire a intrecciare rapporti autentici con nessuno incontra Nastenka, una ragazza di diciassette anni, appoggiata al parapetto sul fiume. Il loro incontro dura solo quattro notti, ma in quell'arco di tempo si consuma tutta una vita: la speranza, la confidenza, l'amore, la perdita.

Il protagonista è un uomo che non vive davvero nella realtà: si rifugia nelle fantasie, nelle visioni, nelle passeggiate notturne in cui si sente re di un mondo che solo lui può immaginare. Nei sogni egli trova tutto ciò che la vita gli nega: somma grandezza, fine bellezza ma soprattutto la tanto agognata gioia. È ben consapevole però che, dentro di sé, i sogni non bastano, che prima o poi arriva il mattino, e con esso la tristezza del risveglio. L'ora triste è sempre in agguato: quella in cui si vorrebbero allontanare anni di illusioni per un solo giorno di vita vera, anche se dolorosa.

Invano, il sognatore rovista nei suoi vecchi sogni, come fra la cenere, cercandovi una piccola scintilla per soffiarci sopra, riscaldare con il fuoco rinnovato il proprio cuore freddo, e far risorgere quello che prima gli era così caro, commuoveva la sua anima, gli faceva ribollire il sangue, da strappargli le lacrime dagli occhi, così ingannandolo meravigliosamente.

Nastenka arriva come una breccia in questo fragile equilibrio. È sensibile e ingenua, ma saldamente ancorata alla concretezza della vita: attende il ritorno di un uomo che le ha promesso amore, crede nella realtà più di quanto creda nel sogno. Eppure, con il sognatore si crea un legame immediato, fatto di confessioni sussurrate e di sorrisi rubati nella luce pallida delle notti bianche. Lui, che aveva sempre vissuto chiuso dentro i suoi pensieri, si apre a lei come non aveva mai fatto: parla, ascolta, sogna ad occhi aperti, ma stavolta non da solo. In quelle notti, la città stessa sembra cambiare volto, illuminata da un calore nuovo, e il cuore del protagonista palpita per la prima volta di una speranza che non appartiene solo all'immaginazione, perché quanto più siamo infelici, tanto più profondamente sentiamo l'infelicità degli altri.

Ma la realtà non tarda a farsi sentire. L'uomo che Nastenka attende ritorna davvero, e lei lo sceglie senza esitazione. Il sogno del protagonista si spegne d'un tratto, eppure non lo lascia del tutto svuotato. Rimane un ricordo, un istante di felicità che vale da solo un'intera esistenza. Non c'è rabbia nelle sue ultime parole, ma gratitudine.

Ma come potrei serbare rancore per la tua offesa, Nastenka? Come potrei oscurare d'una sola nube la tua felicità piena e perfetta se, rimproverandoti amaramente, riversassi nel tuo cuore l'affanno e ti affliggessi col segreto rimorso e ti forzassi a combattere paurosamente in te stessa nell'ora della felicità? Che tu sia benedetta, per l'istante di felicità, di gioia che hai concesso ad un altro cuore solitario e riconoscente!

Quanti di noi hanno conosciuto la forza di un sogno, la dolcezza di un'illusione, la violenza di un risveglio improvviso? Quanti hanno provato l'ebbrezza di un attimo di felicità, pur sapendo che non sarebbe durato?

Le Notti Bianche è dunque molto più di una storia d'amore non corrisposto come spesso si tende a semplificare, è una parabola sulla condizione umana caratterizzata dall'eterna tensione tra sogno e realtà, sulla capacità di trovare senso anche nell'effimero. Dostoevskij ci dice che la vita può essere solitudine e anche illusione, ma soprattutto che basta un minuto di felicità, un attimo di luce, per renderla degna di essere vissuta. In quell'attimo, anche se breve, c'è tutto.

Così termina la storia, con dolcezza e malinconia intrecciate. Le notti bianche, che sembravano infinite, lasciano il posto al mattino, e con esso ritorna la solitudine. Ma in quel cuore solitario resterà per sempre la memoria di un attimo vissuto, un attimo che brilla più forte di anni di fantasie.